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Biocarburanti, l’Italia si scopre all’avanguardia Benzina da biomassa non alimentare

Il futuro sembra già scritto: sempre meno petrolio e sempre più biocombustibili. Una scelta obbligata, se non altro per l’esaurimento delle risorse fossili. Un’azienda del Belpaese ha accontanato anche mais e canna da zucchero e “scopre” l’alternativa ancora più verde

Usare il mais per produrre energia? Ora non più: dopo cinque anni di sperimentazioni che hanno coinvolto 10 Università e circa 100 ricercatori (in gran parte trentenni), l’Italia si trova nell’inusuale ruolo di pioniere tecnologico nel campo delle energie rinnovabili. Il colosso chimico a conduzione familiare Mossi & Ghisolfi, leader mondiale nella produzione di Pet (il materiale delle bottiglie di plastica), ha deciso di iniziare ad emanciparsi dal petrolio e puntare tutto sulla sostenibilità. Come? Investendo in tecnologia e ricerca diverse decine di milioni di euro, e sviluppando nei suoi laboratori di Tortona una tecnologia unica al mondo. Si chiama Pro.e.satm, e consente di produrre carburante verde di nuova generazione: non più da canna da zucchero o mais, ma da biomassa non alimentare.

Il futuro dei carburanti sembrerebbe già scritto: sempre meno petrolio e sempre più biocombustibili. Una scelta obbligata, se non altro per l’esaurimento delle risorse fossili. Che, però, nasconde non pochi problemi: dalla conversione di colture destinate alla produzione di cibo al fenomeno del land grabbing; dalla deforestazione al rincaro dei generi alimentari ed al massiccio uso di pesticidi inquinanti, sono molti i motivi per cui i biofuel non sono visti di buon occhio dal mondo ambientalista.

La soluzione però, si può trovare nei biocarburanti di seconda generazione M&G: un’invenzione tutta italiana, frutto di un investimento da ben 120 milioni di euro, a cui se ne sono aggiunti 12 della Regione Piemonte. Un progetto che porterà alla creazione di oltre 150 posti di lavoro, alla produzione di 42mila tonnellate di biocarburante e ad una riduzione delle emissioni di CO2 di circa 70mila tonnellate ogni anno.

La sfida, per l’azienda alessandrina, era quella di rendere i biocombustibili veramente eco-compatibili. “Il biocarburante va bene quando è anche sostenibile”, ricorda Giuseppe Fano, direttore delle relazioni esterne del gruppo piemontese: “Ma quelli prodotti oggigiorno spesso non lo sono”. “La CO2 complessivamente emessa nella produzione di biocarburanti può essere decisamente troppo elevata”, ricorda il dirigente: “E spesso vengono sottratti spazi originariamente destinati alla produzione di alimenti”. Ma “la terra serve a produrre cibo – aggiunge Fano – e la tecnologia da noi sviluppata permette proprio di non andare a toccare la parte edibile della pianta, per valorizzare ciò che nessun altro utilizza”.

Come la paglia del riso, troppo ruvida sia per l’uso alimentare che per essere destinata alla zootecnia. Generalmente lasciata nei campi, è invece un ingrediente ideale per la tecnologia Proesa. O la bagassa, generata dagli scarti della produzione di canna da zucchero. Ma soprattutto la canna comune (arundo donax), che oltre a crescere spontaneamente sui terreni marginali di tutta la pianura padana, ha percentuali di sequestro di CO2 molto elevate, ha bisogno di poca acqua e pochi fertilizzanti nonostante la resa molto elevata (10 tonnellate per ettaro contro 3 t/ha del mais), e non intacca la produzione di cibo.

“I terreni abbandonati in Italia, secondo le stime più recenti, sono fra 1,5 e 2 milioni di ettari”, fa presente Giuseppe Fano: “Terreni lasciati incolti perché poco redditizi o poco fertili”. “Rivalorizzandoli, coltivandoci ad esempio la canna comune, si offre un reddito incrementale all’agricoltura, e si evitano problemi legati ai processi di erosione e di dissesto idrogeologico, spesso causati proprio dall’abbandono dei terreni”.

Questa nuova tecnologia è “del tutto auto-sostenibile dal punto di vista economico e finanziario”, conclude Fano: “Ma non sarebbe male se si investisse ulteriormente, anche a livello di incentivi statali, sulla ricerca”. Se non altro per sviluppare ulteriormente tecnologie vantaggiose sia per l’ambiente che per l’economia del nostro Paese.

Ora, con due anni di anticipo rispetto alle previsioni, dalla fase sperimentale si sta già passando a quella produttiva. A Crescentino, in provincia di Vercelli, è in corso di realizzazione su quella che era un tempo una vecchia fabbrica siderurgica il primo ed unico impianto al mondo che produrrà bioetanolo di nuova generazione.

Per il professor David Chiaramonti del Dipartimento di Ingegneria Energetica dell’Università di Firenze, “questo impianto consente di portare la tecnologia dell’etanolo di seconda generazione ad una scala pienamente industriale”. Ma soprattutto, puntualizza lo scienziato: “Oltre all’aspetto produttivo del bioetanolo vi è poi quello di sviluppo tecnologico, che consentirà di valorizzare la tecnologia nel mondo in un contesto fortemente competitivo e di grande prospettiva nei prossimi anni”.

Scuola pubblica, ma pagano anche le famiglie fino all’80% delle spese a carico dei genitori

Gite, corsi, cancelleria e detersivi: ecco per cosa chiedono contributi i licei. Sul sito del ministero dell’Istruzione i dati relativi a tutti gli istituti. Al Sud il contributo privato è minore

di SALVO INTRAVAIA ( fonte: larepubblica.it )

Scuola pubblica, ma pagano anche le famiglie fino all'80% delle spese a carico dei genitori 

ROMA – Corsi pomeridiani e attività sportive, giornalini d’istituto e recite teatrali, gite e viaggi d’istruzione, corsi di lingua straniera e per conseguire la patente informatica, rivolti a prof e studenti, corsi per ottenere il patentino per i ciclomotori, assicurazione: nei licei classici e scientifici italiani, quasi sempre, pagano mamma e papà. 

E non solo. L’obolo offerto dalle famiglie alle scuole contribuisce a pagare anche carta igienica, materiale di cancelleria, toner e carta per le fotocopie e perfino i detersivi per mantenere puliti gli ambienti scolastici. Senza quei soldi i licei italiani entrerebbero in crisi. 

E’ una delle prime informazioni che emergono dal link “scuola in chiaro”: il portale che renderà più trasparente la scuola italiana, consentendo ai genitori in procinto di iscrivere (entro il prossimo 20 febbraio) i figli all’anno scolastico 2012/2013 una scelta più consapevole. Una iniziativa lanciata lo scorso 12 gennaio dal ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo. 

Nella maggior parte dei licei classici e scientifici del Belpaese il contributo complessivo, spesso “volontario”, versato ad inizio anno dalle famiglie supera abbondantemente quanto le stesse scuole ricevono dallo Stato e dagli enti pubblici e locali. Arrivando, in alcuni casi, a superare anche l’80 per cento dell’intero budget necessario per ampliare l’offerta formativa. 

Un panorama che non varia molto se si estende l’analisi a tutti gli altri licei: artistici, delle scienze umane, linguistici e musicali/coreutici. Ma che fino ad alcuni anni fa era impensabile. 

L’inchiesta condotta da Repubblica abbraccia tutti i licei di 10 grandi città italiane (Torino, Milano, Genova, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Palermo e Cagliari): in tutto, i 223 licei che hanno messo in linea i dati sull’origine dei loro finanziamenti, esclusi gli stipendi di insegnanti e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) che vengono pagati direttamente dallo Stato. 

Alcuni esempi serviranno a chiarire i termini della questione. In cima alla classifica dei 223 licei presi in considerazione troviamo lo scientifico Cannizzaro di Roma che riceve l’82,3 per cento delle proprie entrate “da privati”: per la quasi totalità i genitori stessi. Seguono il liceo capitolino i classici Beccaria e Manzoni di Milano, che devono ringraziare la generosità dei genitori, rispettivamente, per l’80,3 e l’80,1 per cento delle proprie risorse. A Torino il liceo pubblico più sostenuto dalle famiglie è lo scientifico Volta, in cui tre quarti del budget annuale proviene “da privati”. 

Scendendo per lo Stivale, la quota di finanziamenti pubblici aumenta e cala il sostegno delle famiglie. A Cagliari i finanziamenti non pubblici che entrano nelle casse dei licei raggiunge mediamente il 26 per cento, con record (69,4 per cento) al classico Dettori. A Napoli, le famiglie finanziano i licei per il 28 per cento del totale. In coda alla classifica c’è Palermo, col 18 per cento di finanziamenti privati nelle casse dei licei pubblici, e Bari: 19 per cento. 

La città più costosa è Milano, dove 60 euro su cento presenti nelle casse dei licei provengono direttamente dalle tasche delle famiglie. La classifica per indirizzi vede stabilmente in testa i classici. A generare questa singolare situazione, probabilmente, è stato anche il taglio ai finanziamenti destinati all’autonomia scolastica, particolarmente pesante nell’era Gelmini. Nel 2001, per finanziare la legge 440/97 furono stanziati 269 milioni di euro, che dieci anni dopo (nel 2011) si sono assottigliati a 79: meno 71 per cento. Le scuole, per ovviare alla scure gelminiana, si sono rivolte alle famiglie chiedendo loro “contributi” da poche decine a 200 euro.

“ROMPIAMO IL RECINTO” – fonte: sinistraecologialiberta.it

Ecco i punti salienti del discorso di Nichi all’assemblea generale di SEL:

‘All’isola del Giglio, un paradiso naturale del nostro Mediterraneo, una perla improvvisamente e improvvidamente scheggiata e oltraggiata, è naufragata penosamente un’idea di modernità fatta di mercificazione globale e di selvaggia diseguaglianza.  So che le metafore si sprecano, ma sono davvero troppe le emozioni che suscita la tragedia del Costa Crociere, una metropoli in miniatura, galleggiante commerciale, una nave chiamata concordia, che inciampa in uno scoglio mentre esibisce il proprio gigantismo, e mentre comincia la pena dell’affondamento si consuma lo scontro terribile e umanissimo tra la viltà e la passione civile, tra la paura e il coraggio.

E il dibattito politico galleggia nel vuoto della retorica, visto che il tema da aggredire è l’aggressione ambientale, lo stupro del mare e della costa, la privatizzazione predatoria di quei beni comuni che cominciano a scarseggiare: la terra, l’acqua, la salute, l’energia. E a che vale commuoversi pubblicamente per i cetacei in pericolo, quando non si fa nulla per bloccare il mercato delle autorizzazioni alla trivellazione dei fondali del mare, in cerca di un greggio di scarsa qualità da risucchiare in superficie attraverso macchine e tecnologie che si sono rivelate difettose o mal utilizzate.

C’è una girandola di domande che ruota attorno alla politica, ma la politica discetta dei vizi e delle virtù dell’animo umano. Noi sentiamo come insopportabile il tentativo violento di rimuovere, di abolire quelle domande. Non è previsto un calcolo dello spread sociale, o ambientale, o culturale. Noi quelle domande le vogliamo ascoltare: investono persino il senso del vivere associato. Chiamano in causa le prerogative del genere umano anzi umanizzato, prerogative smarrite nei labirinti dell’individualismo celebrato dalla Lady di quel ferro liberista che ha percosso le nostre comunità di lavoro e di sentimento. Noi le dobbiamo sapere intendere, sondarle, tradurle, quelle domande. Non sfuggire alla loro radicale politicità, non buttarla in filosofia. Provo di ricordarne alcune. Perché non si investe sulla prevenzione, sulle bonifiche, sulla messa in sicurezza del territorio, di quello naturale e di quello urbano, su un piano sistematico di rassetto idro-geologico, di pulizia dei corsi d’acqua, di cura dei boschi, di recupero e rivitalizzazione dei piccoli borghi, di riqualificazione sociale e ambientale delle periferie delle città, di cura delle montagne e delle colline, di protezione di quelle coste sempre più aggredite dal cemento e dall’erosione, di riorganizzazione democratica e razionale dei modelli di governance di un “bene comune” come l’acqua che viene minacciato dagli sprechi e dalla scarsità e dalla privatizzazione pervicace. Così pervicace che cova il desiderio di annullare nei fatti l’esito del referendum sull’acqua, un pronunciamento chiaro come un esclamativo evangelico. C’è sempre un’emergenza che può consentire alla tecnocrazia di temperare il calore della democrazia, magari con una gelata di diritti sociali, e con un’afasia collettiva che ci impedisce di dire che si è stanchi di avere paura, stanchi di aspettare il futuro come una minaccia oscura, stanchi di non poterci più neppure difendere dalla palude di questa spoliticizzazione obbligatoria che rende facile l’accrescersi del potere e del sapere specialistico della finanza. Quelli che ci hanno precipitato nelle voragini della creatività speculativa e talvolta persino rapinatrice sono gli stessi che oggi dettano le ricette per salvarci, la malattia ci viene proposta come medicina, e le grandi lobbies affaristico-finanziarie ( in primis le grandi banche) dopo un brevissimo purgatorio mediatico-giudiziario nel nord America sono tornate in cattedra, la crisi che investe il denaro è come una slot-machine, siamo tutti clienti ossessionati dal gioco di borsa, ma mentre cresce la povertà e il ceto medio vacilla paurosamente verso il piano inclinato di un sempre più veloce impoverimento, mentre questa parola dal suono arcaicamente sociologico – “povertà” – torna ad essere cuore pulsante della questione sociale, c’è chi alimenta la crisi per arricchirsi e per dominare, per strutturare e naturalizzare una diseguaglianza cresciuta in modo esponenziale. I proprietari privati della raccolta e della distribuzione del denaro, i signori delle multinazionali e delle società di credito e di investimento, diventano soggetti irresponsabili, non sono chiamati a rispondere dei loro fallimenti, voglio dire che non sono chiamati dalla politica (il lavoro dei giudici se interviene attiene comunque ad un’altra dimensione): la politica può tagliare gli artigli alla speculazione? La democrazia, con le sue regole di trasparenza e di controllo sociale, può bonificare i territori spericolati della finanza e dell’economia? Quelli della scena pubblica, le classi dirigenti nel loro complesso, le forze intellettuali, le giovani generazioni, ma anche le soggettività più fragili e vulnerabili, tutti questi sono titolati, ciascuno per il suo, a chiedere di capire perché la Stato stia progressivamente smaltendo funzioni e competenze delegandole al mercato, perché stia svuotando la natura sociale del nostro patto costituzionale, perché stia dismettendo l’etica del primato dell’interesse collettivo stimolando una pratica della inflazionata sussidiarietà intesa come il pubblico che si dona al privato? Si può discutere di dove stiamo andando, e se sia la direzione giusta per salvarci? Oppure il dibattito è un’esclusiva degli iscritti al Club dell’austerità, dove la destra planetaria (quella finanziaria, petroliera e spirituale) programma i salassi sociali e lo smontaggio del Welfare novecentesco e dove è previsto che la sinistra si modernizzi, possibilmente suicidandosi. Si può esprimere dissenso, si può dubitare dell’efficacia delle politiche di contenimento del debito pubblico costruite riducendo i redditi del ceto medio e con il razionamento delle risorse destinate alla protezione sociale, alla cura delle persone, alla qualità della vita? C’è spazio, in questo passaggio storico che è un po’ un momento della verità per le pulsioni illiberali del liberismo, per un pensiero politico-programmatico alternativo a quello dominante, un pensiero critico che non cede alle lusinghe dei populismi e dei primitivismi ma che non rinuncia a dare un giudizio di valore su questo capitalismo finanziario che si nutre e s’ingrassa divorando il proprio medesimo corpo preda di convulsioni. Intanto la natura della crisi è stata pericolosamente occultata con le maschere dei risentimenti etnico-nazionalisti. Invece di parlare delle banche d’affari e dei loro regolamenti (si fa per dire), in Europa è stato tutto un fiorire di dispute in stile “lombrosiano”. Il carattere germanico, la psicologia degli inglesi, la grandeur dei francesi, la furbizia dei greci: una significativa rassegna dei principali stereotipi e pregiudizi con cui convive il nostro europeismo senza Europa. Sembrava la saga delle vecchie ruggini. Invece di chiederci con semplicità perché, se siamo assai meno indebitati degli Stati Uniti, siamo così vulnerabili ai colpi della speculazione. No, noi chiacchieriamo sulla necessità di incrementare ritmi di produttività per merci che hanno sempre meno mercato, conveniamo sulla necessità di far dimagrire lo Stato di diritto per fare ingrassare lo Stato di eccezione, possiamo congedarci persino dalla concertazione con i sindacati (peccato, proprio ora che il sindacati forse volevano fare un po’ di narrazione sulla condizione materiale di lavoro).

Non è stata questa una prova documentale del fallimento dell’Europa costruita sulla moneta e sul liberismo? Una tela di Penelope è stata l’Unione. Un continente di protettorati e di banche, di lobbisti e di burocrati. Non una comunione, non un patto di convivialità nel pluralismo, ma una moneta, più una rete di apparati allocati tra Bruxelles e Strasburgo. Insomma, la scacchiera mutevole degli interessi contingenti dei singoli stati mette in piedi una soggettività politico-istituzionale assolutamente afona nonché ambigua.

Dove sono gli Stati Uniti d’Europa?
Non chiamiamo Europa la destra europea, la coppia Merkel-Sarkozy
Il riformismo neo-liberista della sinistra europea ha fallito la propria missione: quella di temperare le febbri della globalizzazione e di dare coscienza sociale al Capitale. E oggi il tema della sinistra torna discriminante

Euro Mediterraneo, la primavera araba, la questione palestinese,
chiarezza con la Libia e con i nostri partner sul rispetto dei diritti umani

Rifondare la sinistra per rifondare l’Europa
Il mondo alla ricerca di un nuovo equilibrio: la Cina , India, Brasile,
la Russia, le speranze e le incognite africane.

Oppure abolire la sinistra per governare tecnicamente nella stagione della recessione e della povertà di massa.

La fine del governo Berlusconi e la nascita del governo Monti.

Abbiamo scelto di non trasformare i giudizi divergenti in rottura a sinistra. Altre volte la divisione a sinistra, nell’analisi e nella strategia, ha aperto la strada alla destra.

L’Italia attende il processo di deberlusconizzazione della società e della politica.
Berlusconi e un’idea di gerarchia sociale, di precarizzazione del lavoro, di dequalificazione della formazione, di commercializzazione della cultura, di mercificazione della natura, di privatizzazione del patrimonio pubblico

Il berlusconismo come fenomenologia del costume: e qui occorre raccogliere la sfida di se non ora quando (la valorizzazione sociale del lavoro di cura e del lavoro domestico e l’abbattimento delle barriere all’ingresso delle donne nel mercato del lavoro e nelle sedi del potere politico. Ma anche la prosecuzione del lavoro di scavo sull’ordine del simbolico e sul disordine del discorso, sui totem e sui tabù di una sessualità compulsiva e strangolata dall’ansia dell’onnipotenza e la paura dell’impotenza.  Dobbiamo bonificare il territorio abitato dalla materia semantica, dai depositi di parole. Dobbiamo assumere conseguenze nette in termini di forme della politica e della democrazia: parità di genere è oggi un salto di qualità della rappresentanza pur nel gorgo di una crisi della nostra democrazia.

Non so come si possa parlare dell’attuale governo come di una primavera, non fosse che per quella fondativa distanza dall’idea di politica  (che produce ovviamente una pratica politica travestita da tecnica).
Al centro dell’azione di governo, così visibilmente sostenuta dal Quirinale, la necessità di fare cassa per coprire gli interessi sul debito pubblico, il consolidamento delle politiche di contrazione della spesa pubblica, la conferma di significative riduzioni di risorse per la formazione e la salute dei cittadini

Oggi con il decreto sulle liberalizzazioni siamo difronte all’ennesima dimostrazione di come, non per cattiva volontà ma per una ragione di cultura e di natura del governo Monti , riesce facile colpire gli interessi dei corpi intermedi della società, magari colpendo anacronistici recinti di privilegio corporativo (senza strafare, che a questi ministri non difetta lo stile), ma non riuscendo mai a scalfire la struttura reale dei privilegio e della ricchezza. La settimana dell’equità è di sei giorni: il lunedì si innalza l’età pensionabile, il martedì di passa al contributivo, il mercoledì si estendono i settori in cui derogare dal contratto collettivo, il giovedì si limita il diritto di sciopero, il venerdì si teorizza la libertà di licenziamento, il sabato si aumenta il prezzo del gas, dell’elettricità, dell’acqua, della benzina, e alla domenica si fa un convegno sulla patrimoniale o sulla tobin tax.

In questo decreto non ci sono due perle che comunque sono assai indicative del contesto culturale in cui operiamo: l’art. 21 sulla liberalizzazione delle prospezioni e delle trivellazioni; la privatizzazione dell’acqua. Cos’è la crescita, cos’è la sostenibilità.
In generale, la montagna ha partorito un topolino. Ma molta enfasi propagandistica. Con queste liberalizzazioni avremo la crescita, usciremo dalla recessione, giungeremo in un anno al pareggio di bilancio? Sia concesso dubitarne.

Un nuovo modello di sviluppo, un investimento per le filiere della terra e del cibo (con le novità della Pac torna il latifondo e l’abbandono dell’economia agricola?)

Una giovane generazione in agricoltura. Ne possiamo parlare?
Innovazione, reti intelligenti, abbattimento del digital divide, economia della creatività.
Si può fare un piano Marshall per salvare e valorizzare il patrimonio culturale del Paese? Ma si può finalmente evocare il tema drammatico del reddito mentre le proiezioni sul Pil del corrente anno sono da brivido.
C’è un problema di continuità del reddito di chi lavora saltuariamente, precariamente, sottopagato. C’è un problema di reddito di inclusione per chi è prigioniero della marginalità. C’è un problema di reddito che garantisca l’esercizio dei fondamentali diritti di cittadinanza nonché la formazione al lavoro. C’è un problema di reddito sottratto, come nel caso del lavoro domestico non retribuito.
Ma c’è un problema anche di civiltà, se volete, in un Paese in cui centinaia di famiglie saranno buttate per strade, come alla Fiat di Pomigliano, perché i loro congiunti operai avevano in tasca la tessera della Fiom. Questo non è accettabile, non è più una rottura di relazioni industriali, è un buco nero nel nostro comune elaborare il sentimento della giustizia o dell’ingiustizia, della modernità o dell’oscurantismo.

Se il lavoro non torna a presidiare i luoghi della politica e se la politica non torna ad interrogare il luoghi del lavoro, la democrazia va in affanno. Perché la precarietà scortica vive le persone e la loro dignità. Ma ho trovato insopportabile che la discussione sul mercato del lavoro esordisse dall’infelice e caricaturale racconto di un mondo di lavoratori divisi in garantiti e precari, laddove per garantiti si intendeva qualcosa di proditorio e insano, come se la garanzia (quella di un contratto di lavoro stabile) fosse stata costruita derubando la persona precaria.
E quindi piuttosto che dare garanzie ai precari, si è pensato di precarizzare i garantiti.
Più o meno come ai tempi di Sacconi, al netto dello stile tardo-romantico dell’ex Ministro.

Torna la metafora dell’Isola del Giglio. Così è tutta l’Italia, preziosa e delicata, ricca e fragile, più visibile nei suoi strappi e nelle sue ferite che non nelle sue virtù civiche.

Il lavoro povero e il suo recinto proprietario, talvolta di natura mafiosa. Lo vediamo oggi nel controllo che Cosa Nostra ha di interi segmenti produttivi e professionali che protestano oggi in Sicilia la propria estraneità allo Stato ma anche, per tantissima gente, la propria disperazione sociale.
Come la cacciata ‘ndranghetista dalle campagne di Rosarno di 1200 africani, come i roghi camorristi dei campi nomadi nella periferia partenopea, come lo schiavismo che torna nelle forme del moderno caporalato.
Il razzismo come cultura della crisi e modello sociale. La strage fiorentina di senegalesi e il pogrom anti-rom di Torino.

Sono episodi che indicano un cambio di contesto, l’apertura di più di un varco alla legittimazione di culture della negazione e dell’intolleranza,

Accadono in un’Italia che, a Nord, nella evoluta e ricca Lombardia come nel più remoto sud calabrese, regala ai clan mafiosi pezzi di sovranità sui territori delle città, della politica, dell’economia.

Allora la giustizia sociale e un nuovo modello di sviluppo non sono solo la punta di diamante di una nuova filosofia del vivere con responsabilità e senso del limite, ma sono l’unica via di salvezza, l’alternativa al declino economico, la promessa di contrastare la paura con i diritti piuttosto che la minaccia di contrastare il diritto scivolando nella società della paura.
Il Pd in questa strettoia.
La nostra offerta e la nostra lealtà.

Politica e società civile, partiti e movimenti, una coalizione larga e un patto generazionale
Una alternativa di governo

Lo dico ai compagni di Rifondazione, non capisco il vostro appello.

Una sinistra per vincere. Il Pd, Sel e Idv aprano il cantiere e si aprano alle domande di cambiamento. Un patto con le forze moderate? Non l’abbiamo escluso. Non ci siamo chiusi. Non abbiamo insultato, neppure per difenderci. Abbiamo semplicemente continuato a chiedere: e la sinistra? C’è spazio, c’è senso, c’è bisogno, qui, ora, in Europa, nel mondo, della sinistra? NO, non dico di una nostalgia. E neppure di un repertorio di narrazioni conchiuse e pedanti. Una bandiera è una politica che si fa speranza, una speranza di popolo che si fa politica (coalizione, programma, visione, linguaggio).
Cosa è stata l’ultima volta che ha vinto la sinistra? Era la prima che perdeva davvero, nel cuore della società, il Cavaliere. Con le amministrative e i referendum

Ecco i sindaci del cambiamento. Mescolare le culture riformiste e quelle radicali.
Per rompere il recinto. Napoli e Milano, Cagliari e Bari, Bologna e L’Aquila sono le storie di sfide, di dolori liberati dall’omertà, di cambiamenti sgorgati da una lunga e faticosa educazione all’indignazione. I sindaci che calpestano i marciapiedi su cui ogni mattina masse crescenti di disperati presentano il conto dei banchetti a cui peraltro non hanno preso parte. I sindaci che capiscono che significa vivere in un Paese ( e in un modello di società) in cui può crollare un frammento di Pompei, mentre una ciclope delle crociere può fare capolino dalla laguna in Piazza San Marco, mentre se piove Genova galleggia nel fango e nella morte, mentre a Barletta può consumarsi (all’incrocio di tutte le più brutali contraddizioni del tempo che viviamo) la tragedia di una strage proletaria e femminile, mentre nelle campagne sempre meno coltivate si ammassano raccoglitori e datori di precarietà.
Una rete di laboratori urbani. Come la colonna vertebrale della coalizione del cambiamento. Non un quarto polo, ma il cantiere plurale del cambiamento. Dove a tutti viene chiesto solo di non proporsi come esclusivo intestatario di battaglie generali, magari con pose ideologiche ultraminoritarie e vocate alla sconfitta: direi che in Italia ci sono Milioni di italiani che si sentono protagonisti per la difesa dell’acqua pubblica.

Legge elettorale come risposta alla crisi democratica e non confezione dell’abito delle convenienze opportunistiche

Rompere il recinto, la barriera, la solitudine. Rompere la gabbia liberista e aprire un varco ai diritti, ai soggetti, ai desideri di socialità e di felicità’.

…OCCHIO…..CI STANNO TRIVELLANDO IL C…..!!

Anche questa operazione rientra nell’infausto stile dello scorso Governo Nazionale. E sì, “tenuti tutti a bada” ci ritroviamo con concessioni di monitoraggio / rilevazione idrocarburi in mare e con UN PROGETTO DI POSSIBILE TRIVELLAZIONE ED EVENTUALE INSTALLAZIONE PIATTAFORMA OFFSHORE nel mare di Monopoli senza che nessuno sapesse o che qualcuno dicesse. Bene, come ci insegna la storia recente installarsi una bomba ad orologeria in casa (vedi piattaforma per estrazione idrocarburi) è scelta scellerata tipica di quei governi i quali concordano con multinazionali profit-oriented operazioni poco chiare approfittando di condizioni socio-culturali degradate o mai progredite. E’ ancora vivo il ricordo della piattaforma petrolifera della BP (British Petroleum) al largo delle coste del Messico lì dove si è combattuto per quasi 1 anno per conseguire la chiusura e messa in sicurezza della falla apertasi dal pozzo estrattivo in mare a circa 400 mt di profondità. La natura di tale attività economica (estrazione in mare, combustione in mare, stoccaggio di sostanze lavorate) comporterà inevitabilmente una desertificazione sociale ed urbanistica decisiva per il futuro della nostra terra alimentando inevitabilmente il fenomeno dell’ emigrazione di lavoratori più o meno giovani preclusi dalla possibilità di scommettere nella propria terra su settori come la pesca, il turismo, la green economy ecc.. Invito pertanto i lettori di questa mia esternazione a riflettere su tali tematiche e relative prospettive ed a voler intraprendere azioni partecipative atte al contrasto di tali meschini progetti.

selmiggiano

riportiamo di seguito un articolo tratto da LOSTATOQUOTIDIANO.IT

Piattaforma petrolifera a Monopoli. Legambiente: scelta riluttante

legambiente-ecourbanoFranco Tarantini, Legambiente Bari

Monopoli – DOPO la possibilità della “prospezione” dei fondali del mar Grande a Taranto, “alla ricerca di idrocarburi”, adesso anche a Monopoli è prevista la costruzione di una piattaforma petrolifera, a 25 chilometri ad est della città. “Il via libera alle attività di ricerca di nuovi giacimenti nel mare di fronte a Monopoli, ottenuta dal ministro Prestigiacomo nei giorni scorsi -dichiara Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia-, è una scelta anacronistica e da rigettare. Investire ancora nella ricerca di petrolio non è certo la strada verso l’autonomia energetica del Paese. Secondo stime assolutamente attendibili l’Italia ha riserve di petrolio recuperabili per 109 milioni di tonnellate che, a fronte di un consumo annuale che nel 2006 si era attestato sugli 85 milioni di tonnellate, sarebbero appena sufficienti a coprire il fabbisogno di poco più di un anno. La strada da percorrere per render l’Italia progressivamente indipendente dalle importazioni, per invertire in processi che riguardano le emissioni e vincere la sfida dei cambiamenti climatici, -conclude Tarantini- deve puntare su altri obiettivi, come il risparmio, l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili e l’innovazione tecnologica”. Il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministro per i Beni e le attività culturali con decreto il 15/10/2009 avrebbe autorizzato la società inglese Northern Petroleum ltd ad avviare le perforazioni a 25Km ad est di Monopoli le perforazioni per la ricerca di petrolio e in caso positivo l’insediamento di una piattaforma petrolifera offshore, per una superficie di 735m7 km quadrati. “Sconcerto di fronte ad una decisione del Ministro Prestigiacomo che cade sulla testa dei pugliesi senza il minimo consulto del territorio”, “preoccupazione” per “il silenzio del Sindaco di Monopoli Emilio Romani e della Regione Puglia” è stata espressa da Pierfelice Zazzera, coordinatore organizzativo regionale dell’Italia dei Valori Puglia. “Ad essere danneggiata irrimediabilmente sarà l’attività di marineria lasciando senza lavoro decine di Pescatori oltre alle attività di ricezione turistica che chiuderanno battenti. Ricordiamo al Ministro che il 10% dell’inquinamento da idrocarburi è dovuto alle piattaforme petrolifere offshore e che il Mediterraneo risulta essere l’area marina più inquinata al mondo dal petrolio».

IL BUON GUSTO…

Tipicipuglia.it è il portale delle bontà enogastronomiche tipiche della Puglia attraverso le quali conoscere ed apprezzare un aspetto singolare della storia pugliese. Una finestra aperta al recupero di processi produttivi rispettosi della tradizione più autentica.

Sei un appassionato di cucina regionale e vai alla ricerca di nuovi spunti enogastronomici e nuovi posti dove mangiare riscoprendo il gusto vero di un tempo? Nella sezione dedicata ai prodotti e al turismo rurale trovi tante proposte per soddisfare il tuo interesse –cliccka qui – 

Attivista o criminale?

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…QUELLI DI COMUNIONE E LIBERAZIONE

FONTE: ILFATTOQUOTIDIANO.IT (CLICCKA PER LEGGERE)

Da Daccò a Ponzoni fino alla “vicenda Obelix”
La devozione alle barche di lusso di Formigoni

Secondo il commercialista dell’ex assessore arrestato ieri, il governatore lombardo si è fatto pagare le ferie a cinque stelle. Come nel caso del faccendiere coinvolto nel crack del San Raffaele. Per non parlare dell’imbarcazione acquistata dal gruppo d’acciaio di Comunione e Liberazione per 670 milioni di lire: 200 sono stati pagati in nero

Chissà che cosa pensa don Julián delle vacanze di Roberto Formigoni. Don Julián Carrón è l’erede di don Luigi Giussani che da sette anni guida Comunione e liberazione. I “ciellologi” sostengono stia ora tentando, assieme al cardinale di Milano Angelo Scola, di raddrizzare la rotta al movimento, dopo l’ubriacatura berlusconiana e gli scandali all’ombra del Pirellone.

L’ultimo colpo è stato l’arresto di Massimo Ponzoni, ex assessore del presidentissimo della Regione Lombardia. Il ragioniere che curava i conti (piuttosto disastrati) delle società di Ponzoni,Sergio Pennati, in una sua lettera-testamento scrive: “La stessa Immobiliare Mais ha pagato varie volte noleggi di barche e vacanze esotiche allo stesso Ponzoni e al suo capo Formigoni”. Una società di Ponzoni dunque, la Immobiliare Mais, secondo il ragioniere avrebbe saldato il conto di barche e vacanze al “Celeste”. Più che imbarazzante, se si dimostrasse vero: ma Formigoni ha smentito subito con decisione e ieri ha cinguettato su Twitter: Whoever wishes to delegitimize the political system of the Lombardy Region is deluding himself (Chiunque speri di delegittimare il sistema politico della Regione Lombardia sta deludendo se stesso).

Non può negare di essere salito sullo yacht di un altro arrestato, il faccendiere Piero Daccò: lo incastrano le foto. Pantaloni bianchi, torso nudo o canottiera fucsia, il “Formiga” se la gode in buona compagnia, nel mare cristallino della Costa Smeralda. E Daccò è il mediatore targato Cl accusato dalla Procura di Milano di aver fatto sparire nei suoi conti all’estero i soldi sottratti alSan Raffaele di don Luigi Verzé. E non c’è solo la barca del faccendiere che sussurrava a Formigoni. C’è anche l’aereo di don Verzé. Su quel velivolo il Celeste è volato a Saint Marteen, Caraibi. Parola di Stefania Galli, fedele segretaria di Mario Cal, sventurato braccio destro di don Verzé: “Ricordo che una volta”, detta a verbale, “mi fu chiesto dal dottor Cal di prenotare un volo per Saint Marteen a bordo del quale ci sarebbero stato Daccò e Formigoni”.

Ci aveva provato, a non avere la tentazione di andare sulle barche degli altri. Nei primi anni del Duemila aveva la sua, 15 metri e due motori da 400 cavalli: Obelix, ormeggiata nel porto diLavagna, in Liguria. Oddio, non era proprio sua: in quanto membro dei Memores Domini, nucleo d’acciaio di Cl, ha fatto il voto di povertà, oltre che di obbedienza e di castità. Era una barca comunitaria, Obelix, proprietà collettiva dei Memores. Il vecchio proprietario, Adelio Garavaglia, l’aveva venduta nel 2002 a persone tutte del “Gruppo Adulto” di Cl: Fabrizio Rota, Alberto Perego, Alfredo Perico e Formigoni. In più, c’era anche Oriana Ruozi, unica non appartenente ai Memores e moglie di Mazarino De Petro, braccio destro del presidentissimo (condannato e poi prescritto per le tangenti degli affari petroliferi Oil for food con Saddam).

Garavaglia aveva incassato 670 milioni di lire, 470 dichiarati e 200 in nero. Il pagamento di Obelix è un’avventura. Formigoni versa a Garavaglia 111 mila euro dai suoi conti: 10 mila nel gennaio 2002 con un assegno della Banca Popolare di Sondrio; 51 mila euro nel febbraio 2002 con un bonifico che parte dalla Banque Populaire d’Alsace; e 50 mila euro nel luglio 2002 con un altro assegno della Popolare di Sondrio. Il resto lo paga De Petro un po ’ alla volta, per lo più in contanti. Racconta Garavaglia: “Ci incontravamo nei fine settimana a Lavagna, nei pressi della mia ex imbarcazione; io chiedevo a De Petro se avesse portato qualcosa per me, e lui tirava fuori dal suo borsello a tracolla mazzette di banconote tenute insieme da un elastico, sempre tra i 10 e i 15 mila euro per volta”. In altre occasioni, Garavaglia incassava assegni, a volte intestati a nomi falsi (gli inesistenti Carlo Rossi e Giancarlo Rossi). I Memores si affollano a portar soldi per pagare Obelix. Alberto Villa, per esempio, versa 10 mila euro presi da una cassetta di legno che tiene sotto il letto. È “la mia esigua quota di partecipazione”, spiega al pm Alfredo Robledo. Quando questi gli dice che dagli atti non risulta tra i proprietari, Villa cade dalle nuvole: “Apprendo solo in questa sede di non avere alcuna partecipazione nella proprietà dell’imbarcazione, ero convinto di esserne proprietario anch’io”.

Chissà se don Julián Carrón sa queste cose. Dicono che il suo programma sia ora quello di mettere al riparo Cl-movimento ecclesiale da Cl-Compagnia delle Opere-movimento economico e politico. Ha addirittura minacciato di dimettersi e di tornarsene in Spagna: vedremo chi vincerà, tra l’erede spirituale di don Giussani e il presidentissimo dalle vacanze pericolose.

Dal Fatto Quotidiano del 18 gennaio 2012

Fronte bipartisan per dire “no” alle trivelle nell’Adriatico.

Fronte bipartisan per dire “no” alle trivelle nell’Adriatico

Tutte le realtà politiche si dicono pronte a scendere in piazza nella manifestazione a Monopoli il 21 gennaio prossimo. Nichi Vendola precisa: “Il nostro petrolio è il mare”. Palese (Pdl) assicura la presenza del centrodestra

di Redazione 16/01/2012
 
 

 
 

BARI – Crescono le adesioni del mondo dell’associazioni ambientaliste e delle rappresentanze politiche trasversali per dire “no” alle trivelle nell’Adriatico, il prossimo 21 gennaio, nella grande manifestazione di Monopoli. “Il nostro petrolio è il mare – dichiara all’Ansa il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola -, e l’idea di cercare il petrolio nel mare è un modo di uccidere la ricchezza che già abbiamo”.

Quanto alla manifestazione di Monopoli, il governatore parla di “prova straordinaria di maturità democratica”, una “battaglia ingaggiata per vincere”. “Si tratta – ha aggiunto Onofrio Introna – di difendere condizioni occupazionali, di sviluppo e d’economia che con la ricerca del petrolio potrebbero subire danni. Si tratta anche di salvaguardare l’ecosistema dell’Adriatico e per questo dell’intera vicenda è stata investita la conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome”.

La manifestazione, organizzata dal comitato “No petrolio, Sì energie rinnovabili” insieme alla rete regionali di associazioni ambientaliste, chiama all’impegno per ribadire il no alle trivellazioni petrolifere ed alle relative autorizzazioni, il sì ad una legge nazionale che vieti ogni ulteriore impianto di estrazione e ad un accordo transfrontaliero che impedisca l’installazione di piattaforme offshore in Adriatico.

All’incontro di presentazione della manifestazione hanno tra gli altri partecipato i capigruppo consiliari, l’assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, quello della Provincia di Bari, Giovanni Barchetti, il sindaco del capoluogo regionale, Michele Emiliano, quello di Monopoli, Emilio Romani, e Polignano a mare, Angelo Bovino, la coordinatrice del comitato, Silvia Russo, il presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini, ed il responsabile dell’ufficio legislativo del Wwf Italia, Stefano Lenzi.

Ci saranno anche gli esponenti del Pdl. Lo assicura Rocco Palese, capogruppo alla Regione, che conferma la volontà di “dare appoggio e sostegno alla manifestazione popolare contro le trivellazioni petrolifere in Adriatico, coerentemente con il nostro voto favorevole alla proposta di legge in tal senso approvata il 19 luglio scorso dal Consiglio regionale della Puglia e con la mozione presentata al governo nazionale nei giorni scorsi e firmata anche dai nostri deputati pugliesi del Pdl”.

“La Puglia, quindi, difenderà compatta il suo mare e la salvaguardia del suo ambiente – precisa Palese -, proprio come sancito dalla proposta di legge alle camere approvata a luglio e che vieta prospezioni, ricerche e coltivazioni di idrocarburi liquidi, in assenza del previo parere delle Regioni e del coinvolgimento delle popolazioni; il divieto peraltro si estende anche alle autorizzazioni non ancora perfezionate ed è in linea con quanto chiesto dalla Conferenza dei Presidenti dei Consigli Regionali italiani al Governo nazionale con l’ordine del giorno del novembre scorso”.

Palese spiega come il mare ed in generale l’ambiente siano “risorse sacre da tutelare” con ogni mezzo ed iniziativa. La speranza è che il carattere bipartisan e popolare della manifestazione faccia arrivare “una sola voce forte e chiara al governo nazionale”, ossia che “la Puglia dice no alle trivelle”.

Anche la federazione della Sinistra del Salento aderisce ed invita a partecipare alla grande manifestazione contro le trivellazioni in adriatico, sostenendo che Il tentativo di attacco al territorio da parte di alcune multinazionali stia continuando “malgrado le numerose mobilitazioni di cittadini, istituzioni, forze politiche, sindacati e associazione ambientaliste del territorio che con sit-in, convegni di sensibilizzazione sui rischi connessi alle procedure di ricerca ed estrazione in mare del petrolio, appelli, petizioni popolari si sono opposti con forza negli ultimi due anni”.

“Si rende necessaria l’affermazione – chiariscono – di un modello di sviluppo eco-sostenibile del nostro territorio ormai incompatibile, sul piano politico, economico, sociale e culturale, con la logica del profitto a tutti i costi. Diciamo no a modelli di sviluppo anacronistici, superati e inaccettabili. Invitiamo i compagni a partecipare per dare vita a una grande manifestazione in difesa del nostro territorio, che dica no alle trivellazioni petrolifere, no a qualsiasi autorizzazione in tal senso, sì alla rapida approvazione di una legge nazionale che vieti ogni ulteriore impianto di estrazione petrolifera, sì a un accordo transfrontaliero che impedisca l’installazione di piattaforme offshore in tutto il Mare Adriatico”.

FONTE: lecceprima.it

Galline ovaiole, Bruxelles mette fuorilegge gli allevamenti intensivi. Italia non a norma

Dopo 12 anni dall’annuncio, entra in vigore il divieto di allevare i volatili nelle batterie, gabbie singole grandi come un foglio A4. Esultano gli animalisti, ma 11 paesi, Roma compresa, devono ancora adeguarsi alla nuova normativa

Dal 1 gennaio 2012 è entrato in vigore il divieto in tutta Europa di allevare le galline ovaiolenelle cosiddette “batterie”, le gabbiette singole grandi circa come un foglio di carta A4. Esultano gli animalisti che vedono la fine della “vita sotto tortura” per i volatili. Ma 11 Paesi Ue, Italia compresa, si devono ancora adeguare alla nuova normativa.

I numeri del settore sono da capogiro: 400 milioni di capi avicoli allevati in Europa, 50 dei quali in Italia, con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna tra i maggiori produttori. Buona parte di questi animali, secondo le associazioni, vengono allevati proprio nelle batterie con l’ausilio di ventilazione e illuminazione forzata allo scopo di aumentarne la produzione. “Una vera tortura”, secondo la Lega anti vivisezione(Lav): “Le povere bestie vengono privati dei loro bisogni elementari: muoversi, razzolare, covare, fare bagni di terra”.

Proprio per questo motivo, l’Ue già nel 1999 ha iniziato il percorso legislativo che ha portato al divieto di oggi, dando agli Stati membri ben 12 anni per adeguarsi alla nuova normativa. Ma a quanto pare, il lasso di tempo concesso non è stato abbastanza, dal momento che ben 11 Paesi su 27 si devono ancora adeguare. Secondo l’Intergruppo per il benessere degli animali al Parlamento europeo, ci sono 539 allevamenti intensivi con 37 milioni di galline in Spagna, 453 allevamenti con 19 milioni in Francia e ben 577 allevamenti con 27 milioni in Italia.

Proprio Roma tra i maggiori produttori europei di pollame, è tra i paesi ancora “fuorilegge”. Una situazione aggravata da un emendamento alla legge comunitaria 2011 predisposto dal precedente governo Berlusconi, che prevede “la non sanzionabilità di molte violazioni nella filiera ovaiola (dall’allevamento alla vendita), la cancellazione dell’aggravante per i soggetti che ripetono le violazioni, e una sanatoria per le diciture facoltative in contrasto con il Regolamento sulla etichettatura delle uova”. In teoria, il decreto Salva-Italia del Governo Monti dovrebbe migliorare un po’ la situazione, ma il contrasto con la normativa comunitaria ereditato resta evidente. E in questo caso Bruxelles risponde con avvertimenti e multe.

Già a novembre scorso la Coldiretti aveva avvisato che “la normativa andrà ad impattare pesantemente sulle aziende produttrici di uova con galline in batteria”. Soltanto per il Veneto, tra i maggiori produttori, l’associazione stimava “spese per i produttori pari a 40 milioni di euro con una ulteriore perdita di reddito per la conseguente riduzione dei capi pari a circa 20 milioni di euro”. Ma a questo punto la domanda sorge spontanea: se la Direttiva europea risale al 1999, perché non ci si è adeguati in tempo?

Sta di fatto che, secondo l’Unione nazionale avicoltura, in Italia il divieto interesserebbe ben 55 milioni di galline e 4970 allevamenti nazionali, cifre addirittura maggiori di quanto stimato dall’Europarlamento. E poi c’è il problema delle uova prodotte dalle galline in batteria e già in commercio. In teoria, prodotte “illegalmente”. Per salvare capra e cavoli, a Bruxelles i Paesi non in regola hanno cercato fino all’ultimo di mediare per ottenere un ulteriore proroga all’entrata in vigore del divieto, soprattutto al consiglio Agricoltura del 21 febbraio 2011. Ma a questo punto sono subentrati anche gli interessi commerciali di quei Paesi, come Germania e Gran Bretagna, che si sono già adeguati alla normativa. Perché non vi siete uniformati in tempo? Chiedono. Bella domanda.

fonte: ilfattoquotidiano.it

FONTE: WW.PROVINCIA.LE.IT – Incanto pubblico per l’appalto dei lavori di costruzione di una rotatoria all’intersezione tra la SP 374 ” Miggiano – Taurisano” e la SP 362 – Importo a base d’asta di € 184. 075,21 – Importo per il piano di sicurezza non soggetto a ribasso € 4.050,30 per un importo complessivo di € 188.125,51 rientranti nella categoria OG 3 classifica I per l’importo di € 163.585,02 e nella categoria scorporabile OS 12 classifica I per l’importo di € 24.540,49 – CIG 34263433B0 CUP J41B09000540001

P R O V I N C I A D I L E C C E
SERVIZIO APPALTI E CONTRATTI
BANDO DI INCANTO PUBBLICO
In attuazione della Determina Dirigenziale n. 2461 del 20.10.2011 è indetto incanto pubblico
per l’appalto dei lavori di costruzione di una rotatoria all’intersezione tra la SP 374 “ Miggiano –
Taurisano ” e la SP 362 – Importo a base d’asta di € 184. 075,21 – Importo per il piano di
sicurezza non soggetto a ribasso € 4.050,30 per un importo complessivo di € 188.125,51 rientranti
nella categoria OG 3 classifica I per l’importo di € 163.585,02 e nella categoria scorporabile OS 12
classifica I per l’importo di € 24.540,49.
CIG 34263433B0 CUP J41B09000540001
La stazione appaltante è la Provincia di Lecce, con sede in Lecce – Via Umberto I n.13 – Servizio
Appalti e Contratti – telefono e fax Tel. 0832 – 683640.
Il responsabile unico del procedimento è l’Ing. Stefano Zampino (tel 0832-683630) e, ai
sensi del comma 3 dell’art.55 del DPR n.207/2010, il progetto posto a base di gara è stato
validato con verbale del 17 ottobre 2011.
L’esecuzione di detti lavori prevede tutte le opere e provviste necessarie per la loro esecuzione, ed
è finanziata con fondi della Provincia di Lecce.
I lavori avranno una durata di 80 (ottanta) giorni naturali, successivi e continui decorrenti dalla
data del verbale di consegna, con pagamento in acconto in corso d’opera ogni qual volta il
credito dell’impresa raggiunga la somma di € 70.000,00 al netto del ribasso d’asta e delle ritenute
per infortuni e per garanzie.
Gli offerenti hanno la facoltà di svincolarsi dalla propria offerta fino al momento in cui il
Presidente di gara ha dichiarato aperta la stessa.
L’apertura delle buste avverrà il giorno 10 FEBBRAIO 2012, alle ore 8,30 presso gli Uffici
della Provincia di Lecce, in Via Botti – Lecce.
L’aggiudicazione sarà definitiva, ad unico incanto, e l’incanto pubblico avrà luogo mediante invio
delle offerte per posta, a norma del R.D. 20-12-1937 n.2339, con il criterio del prezzo più basso
determinato mediante ribasso sull’elenco prezzi posto a base di gara, ai sensi dell’art. 82 co. 2 lett.
a) del D.Lgs. 12-04-2006 n. 163 e successive modificazioni ed art. 118 lett a) del D.P.R. 5/10/2010
n. 207, tenendo presente che, ai sensi dell’art. 86, co. 1 del D.Lgs. n.163/06, saranno considerate
automaticamente anomale, e quindi escluse tutte le offerte che presentino un ribasso pari o
superiore alla media aritmetica dei ribassi percentuali di tutte le offerte ammesse, con esclusione
del 10%, arrotondato all’unità superiore, rispettivamente delle offerte di maggior ribasso e di quelle
di minor ribasso, incrementata dello scarto medio aritmetico dei ribassi percentuali che superano la
predetta media. Ai sensi dell’art. 121 comma 1 del DPR 207/2010 le offerte aventi un uguale
valore di ribasso sono prese distintamente nei loro singoli valori in considerazione sia per il calcolo
della media aritmetica, sia per il calcolo dello scarto medio aritmetico. Qualora nell’effettuare il
calcolo del dieci per cento di cui all’art. 86, comma 1, del D.Lgs n. 163/06, siano presenti una o più
offerte di eguale valore rispetto alle offerte da accantonare, dette offerte sono altresì accantonate ai
fini del successivo calcolo della soglia di anomalia. 2
L’esclusione automatica non sarà esercitata qualora il numero delle offerte valide risulti inferiore a
dieci. In tal caso la Provincia si riserva la facoltà di procedere alla valutazione ai sensi dell’art. 86,
co. 3 del D.Lgs. n. 163/06.
Il concorrente dovrà presentare una sola offerta, non essendo ammesse offerte plurime ed in caso di
discordanza sarà ritenuto valido il ribasso percentuale offerto espresso in lettere, ai sensi di quanto
disposto dall’ultimo periodo del 2 ° comma dell’art. 119 del DPR n. 207/2010.
Si procederà all’aggiudicazione anche quando sia presente una sola offerta, se ritenuta non
anomala.
In caso di offerte uguali si procederà a sorteggio.
L’offerente che eventualmente intendesse subappaltare dei lavori nel rispetto delle condizioni
previste dall’art.118 del D.Lgs. n. 163/06 e successive modificazioni, dovrà dichiarare tale volontà
nell’ambito della dichiarazione di cui al successivo punto 2), indicando i lavori o le parti di lavoro
che si intendono subappaltare o concedere in cottimo, tenendo inoltre presente che la Provincia di
Lecce, con deliberazione di G.P. n. 203 del 11-04-2003, ha previsto di non autorizzare i subappalti
richiesti dall’aggiudicatario in favore di chi abbia partecipato come concorrente alla stessa gara
d’appalto.
La Provincia, ai sensi del combinato disposto degli artt. 37, co. 11 e 118, co.3 del D.Lgs. n. 163/06,
provvederà a corrispondere direttamente al subappaltatore o al cottimista l’importo dovuto per le
prestazioni eseguite. Pertanto è fatto obbligo all’impresa di comunicare alla stazione appaltante la
parte delle prestazioni eseguite dal subappaltatore o dal cottimista, con la specificazione del
relativo importo e con proposta motivata di pagamento.
Le condizioni dell’appalto risultano dal relativo Capitolato Speciale consultabile presso
l’Ufficio Appalti di questa Provincia Via Botti – Lecce, il lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore
10,00 alle 12,00 ed il martedì e giovedì dalle ore 15,30 alle ore 17,30 con possibilità di
fotocopiare gli stessi con spese a carico dell’impresa.
Il plico, debitamente sigillato con ceralacca, dovrà pervenire esclusivamente a mezzo del Servizio
Poste Italiane spa, mediante raccomandata o posta celere, a questa Amministrazione – Via Umberto
I n.13 Lecce, non più tardi delle ore 12,00 del giorno precedente quello della gara e con i
documenti appresso indicati, tenendo presente che i documenti di cui ai seguenti numeri 4 – 5 – 6 –
8 e 12 possono essere sostituiti da dichiarazioni sostitutive non autenticate, da rendere
eventualmente contestualmente alla dichiarazione di cui al seguente n. 2:
1) Offerta sottoscritta dal concorrente in competente bollo con indicazione del ribasso percentuale
sia in cifre sia in lettere, racchiusa in busta sigillata con ceralacca e controfirmata sui lembi di
chiusura e che non dovrà contenere altro documento all’infuori dell’offerta;
2) Dichiarazione con la quale il titolare o legale rappresentante di codesta impresa attesti di avere
esaminato direttamente ( od in alternativa con delega al dipendente dell’impresa Sig………) tutti
gli elaborati progettuali, compreso il computo metrico estimativo, di essersi recato sul luogo di
esecuzione dei lavori, di avere preso conoscenza delle condizioni locali, della viabilità di accesso,
di avere verificato le capacità e le disponibilità, compatibili con i tempi di esecuzione previsti,
delle cave eventualmente necessarie e delle discariche autorizzate, nonché di tutte le circostanze
generali e particolari suscettibili di influire sulla determinazione dei prezzi, sulle condizioni
contrattuali e sull’esecuzione dei lavori e di aver giudicato i lavori stessi realizzabili, gli elaborati
progettuali adeguati ed i prezzi nel loro complesso remunerativi e tali da consentire il ribasso
offerto, di avere effettuato una verifica della disponibilità della mano d’opera necessaria per
l’esecuzione dei lavori nonché della disponibilità di attrezzature adeguate all’entità e alla tipologia
e categoria dei lavori in appalto. 3
I consorzi dovranno anche dichiarare, pena l’esclusione, per quali consorziati il consorzio concorre.
L’impresa, inoltre, dovrà dichiarare, pena l’esclusione:
A) di conoscere che, in caso di fallimento dell’esecutore o di risoluzione del contratto per grave
inadempimento, la Provincia procederà ai sensi dell’art 140 del D.Lgs. n. 163/06;
B) di conoscere ed accettare che, ai sensi dell’art. 253 co. 3 del D.Lgs. n. 163/06, per i lavori
oggetto del presente appalto sarà applicato il D.M. n. 145 del 19 aprile 2000;
C) di indicare per gli adempimenti di cui agli artt. 11 e 79 del D.Lgs. n. 163/06, così come
modificato dal D.Lgs n. 53/2010, il seguente DOMICILIO: …………………………- FAX……….
ed eventualmente, se posseduto, INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA CERTIFICATA
( PEC )…………………..;
D) di impegnarsi, in caso di aggiudicazione, a stipulare una polizza di assicurazione che copra i
danni subiti dalla stazione appaltante a causa del danneggiamento o della distruzione totale o
parziale di impianti ed opere, anche preesistenti, verificatisi nel corso dell’esecuzione dei lavori
per un massimale di € 500.000,00 e che preveda inoltre l’assicurazione della stazione appaltante
contro la responsabilità civile per danni causati a terzi nel corso dell’esecuzione dei lavori con un
massimale di € 500.000,00;
E ) di impegnarsi, in caso di aggiudicazione, ad eseguire le procedure espropriative,
secondo le prescrizioni contenute nell’art. 53 n. 19 del C.S.A
3) Dichiarazione attestante, ai sensi dell’ art. 38 del D.Lgs. n. 163/06, così come
modificato dal D.L. 13/05/2011 n. 70 convertito nella legge 12/0/7/2011 n. 106:
a) di non trovarsi in stato di fallimento, di liquidazione coatta, di amministrazione
controllata o di concordato preventivo o nei cui riguardi sia in corso un
procedimento per la dichiarazione di una di tali situazioni;
b) che nei propri confronti non è pendente procedimento per l’applicazione di una
delle misure di prevenzione di cui all’art. 3 della legge 27 dicembre 1956, n. 1423
o di una delle cause ostative previste dall’art. 10 della legge 31 maggio 1965 n.
575 ( la presente dichiarazione deve essere resa dal titolare e dal direttore
tecnico, se si tratta di impresa individuale; da tutti i componenti se si tratta di
s.n.c. o società di fatto; da tutti gli accomandatari se si tratta di s.a.s. e dagli
amministratori muniti di rappresentanza, dal socio unico persona fisica, ovvero
dal socio di maggioranza in caso di società con meno di quattro soci, per ogni
altro tipo di società o consorzio, nonché dai direttori tecnici quando siano
persone diverse dalle predette);
c) che nei propri confronti non è stata pronunciata sentenza di condanna passata in
giudicato , o emesso decreto penale di condanna divenuto irrevocabile, oppure
sentenza di applicazione della pena su richiesta, ai sensi dell’art. 444 c.p.p., per i
reati indicati nell’art. 38. co 1 lett c) del D.Lgs. n. 163/06 ( la presente
dichiarazione deve essere resa dal titolare e dal direttore tecnico, se si tratta di
impresa individuale; da tutti i componenti se si tratta di s.n.c. o società di fatto;
da tutti gli accomandatari se si tratta di s.a.s. ed dagli amministratori muniti di
rappresentanza, dal socio unico persona fisica, ovvero dal socio di maggioranza
in caso di società con meno di quattro soci, per ogni altro tipo di società o
consorzio, nonché dai direttori tecnici quando siano persone diverse dalle 4
predette; ed inoltre dai soggetti cessati dalla carica nell’ anno antecedente la data
di pubblicazione del presente bando di gara );
d) che non ci sono stati soggetti tra quelli indicati alla lettera b) del predetto art. 38
cessati dalla carica nell’anno antecedente la data di pubblicazione del bando di
gara (in caso contrario, indicare quali);
e) di non aver violato il divieto di intestazione fiduciaria posto dall’art. 17 della
legge 19 marzo 1990 n. 55; (in caso contrario dichiarare che è decorso un anno
dall’accertamento definitivo della violazione e che comunque la stessa è stata
rimossa);
f) di non avere commesso violazioni gravi, definitivamente accertate, alle norme in
materia di sicurezza e ad ogni altro obbligo derivante dai rapporti di lavoro;
g) di non avere commesso grave negligenza o malafede nell’esecuzione di
prestazioni affidate dalla stazione appaltante che bandisce la gara;
h) di non avere commesso violazioni gravi, definitivamente accertate, rispetto agli
obblighi relativi al pagamento delle imposte e tasse, secondo la legislazione
italiana o quella della Stato in cui sono stabiliti;
i) che nei propri confronti, ai sensi del comma 1 – ter del predetto articolo 38, non
risulta iscrizione nel casellario informatico di cui all’art. 7, comma 10 del D.Lgs
n. 163/06, per avere presentato falsa dichiarazione o falsa documentazione in
merito a requisiti e condizioni rilevanti per la partecipazione a procedure di gara e
per l’affidamento dei subappalti;
j) di non aver commesso violazioni gravi, definitivamente accertate, alle norme in
materia di contributi previdenziali ed assistenziali, secondo la legislazione italiana
o quella della Stato in cui sono stabiliti;
k) che nei propri confronti non è stata applicata la sanzione interdittiva di cui all’art.
9, comma 2 lett. c) del D.Lgs. 08-06-2001 n. 231 o altra sanzione che comporta il
divieto di contrarre con la pubblica amministrazione;
l) che nei propri confronti, ai sensi dell’art. 40, comma 9 quater, del D. Lgs n.
163/06 non risulta l’iscrizione nel casellario informatico di cui all’art. 7, comma
10, per avere presentato falsa dichiarazione o falsa documentazione ai fini del
rilascio dell’attestazione SOA;
m) di non trovarsi nella situazione contemplata dall’art. 38 co. 1, lett. m-ter) del
medesimo D. Lgs. n. 163/06 (la presente dichiarazione deve essere resa dal
titolare e dal direttore tecnico, se si tratta di impresa individuale; da tutti i
componenti se si tratta di s.n.c. o società di fatto; da tutti gli accomandatari se si
tratta di s.a.s. e dagli amministratori muniti di rappresentanza, dal socio unico
persona fisica, ovvero dal socio di maggioranza in caso di società con meno di
quattro soci, per ogni altro tipo di società o consorzio, nonché dai direttori tecnici
quando siano persone diverse dalle predette);
n) di non essere in una situazione di controllo di cui all’art. 2359 c.c. con nessun
partecipante alla gara, ovvero, alternativamente, di essere in una situazione di
controllo di cui all’art. 2359 c.c. e di aver formulato autonomamente l’offerta, con
indicazione del concorrente con cui sussiste tale situazione ( in questo caso il
concorrente dovrà corredare detta dichiarazione di tutti i documenti utili a
dimostrare che la situazione di controllo non ha influito sulla formulazione
dell’offerta ed inserire tali documenti in una busta chiusa).
4) Certificato generale del Casellario Giudiziale in data non anteriore di sei mesi a quella fissata
per la gara, in originale o in fotocopia autenticata.
Detto certificato dovrà riferirsi al titolare e al direttore tecnico se si tratta di impresa individuale; a
tutti i componenti se si tratta di s.n.c. o società di fatto, a tutti gli accomandatari se si tratta di 5
s.a.s. ed agli amministratori muniti di rappresentanza, al socio unico persona fisica, ovvero al socio
di maggioranza in caso di società con meno di quattro soci per ogni altro tipo di società o
consorzio, nonché ai direttori tecnici quando siano persone diverse dalle predette.
La Provincia richiederà, comunque, direttamente agli organi competenti, ai sensi delle disposizioni
vigenti, il rilascio del certificato del Casellario giudiziale relativo ai concorrenti che risultino
aggiudicatario e secondo classificato.
5) Certificato dei Carichi Pendenti in data non anteriore di sei mesi a quella fissata per la gara, in
originale o in fotocopia autenticata.
Detto certificato dovrà riferirsi al titolare e al direttore tecnico se si tratta di impresa individuale; a
tutti i componenti se si tratta di s.n.c. o società di fatto, a tutti gli accomandatari se si tratta di
s.a.s. ed agli amministratori muniti di rappresentanza, al socio unico persona fisica, ovvero al socio
di maggioranza in caso di società con meno di quattro soci per ogni altro tipo di società o
consorzio, nonché ai direttori tecnici quando siano persone diverse dalle predette.
La Provincia richiederà, comunque, direttamente agli organi competenti, ai sensi delle disposizioni
vigenti, il rilascio del certificato del Casellario giudiziale relativo ai concorrenti che risultino
aggiudicatario e secondo classificato.
6) Certificato di iscrizione all’Ufficio Registro delle Imprese della C.C.I.A.A. competente, in data
non anteriore di sei mesi a quella fissata per la gara, o fotocopia autenticata dello stesso dal quale
risulti l’indicazione della persona o delle persone autorizzate a rappresentare ed impegnare
legalmente l’impresa;
7) Per le società dichiarazione attestante la composizione societaria ex D.P.C.M. 11/5/1991 n.
187;
8) Attestazione di qualificazione SOA, o fotocopia autenticata della stessa, per la categoria OG 3
classifica I ed OS 12 classifica I, rilasciata a norma del D.P.R. 25-01-2000 n. 34 Regolamento
recante istituzione del sistema di qualificazione per gli esecutori di Lavori Pubblici, ai sensi
dell’art.40 del D.Lgs. n. 163/06 e s.m.i..
Si precisa che il concorrente qualificato per la sola categoria OG 3 dovrà
obbligatoriamente, pena l’esclusione, dichiarare di subappaltare al 100% le opere
rientranti nella categoria scorporabile OS 12 ad impresa in possesso della relativa
qualificazione, oppure associarsi sin dalla partecipazione in ATI di tipo verticale.
Si fa presente, inoltre, che il concorrente che intenda avvalersi della facoltà di produrre
dichiarazione sostitutiva dell’attestato di qualificazione SOA dovrà riportare integralmente tutti gli
elementi della stessa, ivi comprese, a titolo esemplificativo, data di rilascio dell’attestazione
originaria, data di rilascio dell’attestazione in corso, data di scadenza di validità triennale, data di
effettuazione della verifica triennale, data di scadenza intermedia (nel caso si tratti di un consorzio
stabile ) data di scadenza validità quinquennale, esistenza o meno del possesso della certificazione
di qualità con la specificazione dell’organismo che lo ha rilasciato e della data di scadenza della
validità del documento..
9) Dichiarazione con la quale l’impresa attesti:
– la regolarità contributiva, alla data di partecipazione alla gara, nei confronti di Cassa Edile (solo
per la OG 3), INPS ed INAIL;
– con riferimento alla Cassa Edile, il codice ditta e la sede di competenza;
– con riferimento alle posizioni INPS ed INAIL, il numero di matricola e la sede;
– il CCNL applicato ai propri dipendenti;
Si precisa che detta dichiarazione non può essere sostituita da qualsiasi altro documento. 6
Relativamente all’aggiudicatario ed al soggetto secondo classificato, questa Provincia provvederà a
richiedere direttamente l’emissione del D.U.R.C. attestante la regolarità contributiva alla data di
effettuazione della presente gara. Non sarà ritenuta valida la certificazione DURC che,
eventualmente, riportasse l’attestazione della regolarizzazione avvenuta successivamente alla
predetta data.
10) Ricevuta del versamento alla Tesoreria Provinciale – UNICREDIT – LECCE, a titolo di
cauzione, dell’importo di € 3.762,00.
Detta cauzione può essere prestata anche con fideiussione bancaria o assicurativa, mediante
presentazione della scheda tecnica di cui al quarto comma dell’art. 1 del Decreto del Ministero
Attività Produttive n. 123 del 12 marzo 2004.
Si fa presente che, ai sensi dell’art. 75, co. 7 del D.Lgs. n. 163/06, la cauzione provvisoria può
essere ridotta del 50% per le imprese che siano in possesso della certificazione di sistema di qualità
conforme alle norme europee della serie UNI EN ISO 9000 ed alla vigente normativa nazionale,
rilasciata dagli organismi accreditati ai sensi delle norme europee della serie UNI CEI EN 45000 e
della serie UNI CEI EN ISO/IEC 17000, attestata nei modi prescritti dall’art.40 del medesimo
Decreto Legislativo n. 163/2006 o che ne segnalino il possesso.
11) Dichiarazione con la quale l’impresa attesti:
a) l’ottemperanza alla Legge 12/03/1999 n.68 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili) o la
condizione di non assoggettabilità alla stessa;
b) di non essersi avvalsa del piano individuale di emersione del lavoro sommerso di cui alla legge
22.11.2002 n. 266 o di averlo completato;
12) Numero di partita IVA e codice attività risultanti da fotocopia del relativo certificato di
attribuzione o da apposita dichiarazione su carta semplice sottoscritta dal titolare o legale
rappresentante della ditta;
13) Copia debitamente sottoscritta per accettazione del “Codice Etico degli appalti provinciali –
parte prima” approvato con delibera di Giunta Provinciale n. 203 del 11/04/2003, rinvenibile sul
sito internet della Provincia di Lecce http://www.provincia.le.it , nella sezione “Incanti Pubblici”;
14) Ricevuta di versamento di € 20,00 all’Autorità di Vigilanza LL.PP. del contributo previsto
dall’art. 1 commi 65 e 67 della L. 23.12.2005 n. 266, effettuato secondo le nuove modalità di
pagamento di cui alla deliberazione dell’ AVCP del 15 febbraio 2010 mediante iscrizione on line al
nuovo “Servizio di Riscossione” raggiungibile dalla homepage sul sito web dell’Autorità (
http://www.avcp.it), sezione “Contributi in sede di gara” oppure sezione “ Servizi” Il GIG della presente
procedura è: 34263433B0
In caso di raggruppamenti di imprese, il versamento dovrà essere effettuato dall’impresa
capogruppo.
Per ciò che concerne le imprese riunite ai sensi degli artt. 37 del D.Lgs. n. 163/06 e 92 del D.P.R.
207/2010, la Capogruppo dovrà presentare la documentazione di cui ai precedenti punti 1- 2 – 10 e
14, nonché per ciascuna impresa facente parte della riunione, compresa la Capogruppo stessa,
anche la documentazione di cui ai precedenti punti 3 – 4 – 5 – 6 – 7 – 8 – 9 – 11 – 12 e 13.
La Capogruppo dovrà, inoltre, presentare il mandato collettivo speciale con rappresentanza
conferitole dalle imprese mandanti, risultante da scrittura privata autenticata (o copia di essa
autenticata), con conferimento della relativa procura a chi legalmente rappresenta l’impresa
Capogruppo. 7
Per ciascuna delle imprese riunite e per sé stessa la Capogruppo dovrà presentare, altresì,
l’attestazione di qualificazione SOA per la categoria richiesta al punto 8) e per una classifica pari
ad almeno un quinto dell’importo dei lavori a base di gara.
In ogni caso la somma degli importi per le quali le imprese sono qualificate deve essere almeno
pari all’ammontare dei lavori a base di gara, con possibilità dell’aumento del quinto dell’importo di
qualificazione nei riguardi di ciascuna delle imprese partecipanti in riunione d’impresa.
Le imprese facenti parte del raggruppamento, anche se non ancora costituito, dovranno indicare
espressamente le quote di partecipazione allo stesso.
Ai sensi dell’art. 37 comma 6 del D.Lgs. n. 163/06, per i Raggruppamenti temporanei di tipo
verticale i requisiti di cui all’art. 40 del medesimo decreto, sempre che siano frazionabili, devono
essere posseduti dal mandatario per i lavori della categoria prevalente e per il relativo importo; per
i lavori scorporati ciascun mandante deve possedere i requisiti previsti per l’importo della categoria
dei lavori che intende assumere, nella misura indicata per il concorrente singolo.
E’ consentita la presentazione di offerte da parte di associazioni temporanee di imprese e di
consorzi ordinari tra imprese, o tra cooperative di produzione e lavoro, ai sensi dell’art.34 del
D.Lgs n. 163/06, anche se non ancora costituiti.
I consorzi ordinari, anche se non ancora costituiti sono tenuti, pena l’esclusione, a dimostrare, nelle
forme consentite dalla normativa vigente e dal presente bando, per ciascuna impresa facente parte
del consorzio, il possesso dei requisiti prescritti ai punti 3), 4), 5), 6), 7), 8), 9), 11), 12) e 13) del
bando medesimo.
In tal caso, fermo restando i certificati e le dichiarazioni di cui sopra per la capogruppo e le
mandanti, ai sensi dell’art. 37, co.8 del D.Lgs. n. 163/06, l’offerta di cui al precedente n.1) (cioè
il foglio dove è indicato il ribasso o mediante foglio aggiuntivo allo stesso) dovrà essere
sottoscritta da tutte le imprese che costituiranno i raggruppamenti od i consorzi e contenere
l’impegno che, in caso di aggiudicazione della gara, le stesse imprese conferiranno mandato
collettivo speciale con rappresentanza ad una di esse, da indicare in sede di offerta e
qualificata come capogruppo, la quale stipulerà il contratto in nome e per conto proprio e
delle mandanti. E’ vietata qualsiasi modificazione alla composizione di tali associazioni
temporanee o consorzi, rispetto a quella risultante dall’impegno presentato in sede di offerta.
E’ fatto divieto ai concorrenti di partecipare all’incanto pubblico in più di una Associazione
temporanea o Consorzio, ovvero di partecipare alla gara anche in forma individuale qualora
partecipi alla gara medesima in Associazione.
I consorzi stabili, ai sensi dell’art. 36, co. 5 del D.Lgs. n. 163/06, ed i consorzi di cui all’art. 34,
co.1 lett.b) del D.Lgs. n. 163/06, ai sensi dell’art. 37, co.7 del medesimo decreto, sono tenuti ad
indicare, in sede di offerta, per quali consorziati il consorzio concorre ed a questi ultimi è fatto
divieto di partecipare lla medesima gara in qualsiasi altra forma.
Ai fini dell’applicazione dell’istituto dell’Avvalimento la disciplina applicabile è quella prevista
negli artt. 49 e 50 del D.Lgs. n. 163/06.
Ai sensi dell’art. 241 del D.Lvo n.163 del 2006, così come modificato dal Decreto L.vo 20 marzo
2010 n.53, si precisa che il contratto conterrà la clausola compromissoria.

Sulla busta del piego dovrà chiaramente risultare l’indicazione dell’impresa mittente, nonché‚ la
seguente dicitura:
OFFERTA PER L’INCANTO PUBBLICO DEL GIORNO
_______________________________Lavori di costruzione di una rotatoria all’intersezione 8
tra la SP 374 “ Miggiano Taurisano” e la SP 362 – per l’importo di € 188.125,51 (indicare
la data fissata per la gara);
Si farà luogo all’esclusione dalla gara nel caso che manchi o risulti incompleto o irregolare alcuno
dei documenti richiesti o l’offerta, oppure manchino i sigilli di cui sopra o il plico non riporti
all’esterno le indicazioni richieste.
Il recapito del piego rimane ad esclusivo rischio del mittente, ove per qualsiasi motivo, anche di
forza maggiore, il piego stesso non dovesse giungere a destinazione in tempo utile.
Tutte le spese contrattuali, registro, emolumenti, diritti, imposte e tasse, ecc. sono ad esclusivo
carico dell’aggiudicatario definitivo.
L’impresa che abbia presentato dichiarazioni sostitutive dovrà presentare, successivamente
all’aggiudicazione provvisoria, e comunque entro quindici giorni dalla richiesta di questa
Provincia, quei certificati o loro copia in bollo autenticata ai sensi di legge per i quali sia stata
presentata la suddetta dichiarazione sostitutiva.
La mancata corrispondenza tra quanto dichiarato ed i certificati presentati sarà sanzionata con
l’esclusione dalla gara e con la rideterminazione della media.
L’impresa aggiudicataria dell’appalto dovrà, entro dieci giorni dalla richiesta di questa
Amministrazione:
– inviare, mediante assegno circolare intestato al “Cassiere dell’Amministrazione Provinciale”, la
somma relativa alle spese contrattuali (registrazione, diritti di segreteria e di copia);
– costituire la cauzione definitiva.
Nell’esecuzione dei lavori del presente appalto, l’impresa è obbligata a comunicare alla stazione
appaltante l’elenco delle imprese coinvolte nel piano di affidamento con riguardo alle seguenti
forniture e servizi:
– Trasporto di materiale a discarica
– Trasporto e smaltimento di rifiuti
– Fornitura e trasporto di terra e materiali inerti
– Fornitura e trasporto di calcestruzzo e trasporto di bitume
– Fornitura di ferro lavorato
– Fornitura con posa in opera (qualora il contratto non debba essere assimilato al subappalto ai
sensi 8 dell’art. 118 del Decreto Legislativo 12 aprile 2006 n. 163)
– Noli a freddo di macchinari
– Noli a caldo ( qualora il contratto non debba essere assimilato al subappalto ai sensi dell’art. 118
del Decreto Legislativo 12 aprile 2006 n. 163)
– Autotrasporti
– Guardiania di cantieri
La Provincia di Lecce comunicherà al Prefetto l’elenco delle imprese di cui alle suddette forniture
e servizi, al fine di consentire le necessarie verifiche antimafia da espletarsi anche attraverso il
ricorso al potere di accesso ai cantieri di cui all’articolo 5 bis del decreto legislativo n. 490/94.
In caso di informazioni positive questa Provincia procederà automaticamente alla revoca
dell’autorizzazione del sub- contratto ed alla automatica risoluzione del vincolo con applicazione
di una penale pari al 10% del valore del sub – contratto, a titolo di liquidazione forfettaria dei
danni, salvo il maggior danno.
Nell’esecuzione dei lavori che formano oggetto del presente appalto, l’impresa si obbliga ad
applicare integralmente tutte le norme contenute nel contratto collettivo nazionale di lavoro per gli 9
operai dipendenti dalle aziende industriali edili ed affini e negli accordi locali integrativi dello
stesso, in vigore per il tempo e nella località in cui si svolgono i lavori suddetti.
In alternativa, l’impresa artigiana potrà soddisfare gli oneri ora detti obbligandosi ad applicare
integralmente tutte le norme contenute nel contratto collettivo nazionale di lavoro per gli operai
dipendenti dalle imprese artigiane e negli accordi locali integrativi dello stesso per il tempo e nella
località in cui si svolgono detti lavori.
Nel caso in cui non siano stati localmente stipulati i predetti contratti integrativi per le imprese
artigiane, queste si obbligano ad applicare il locale contratto integrativo stipulato per i lavoratori
dell’industria edile, le clausole di questo prevalendo su eventuali clausole incompatibili del
C.C.N.L. dei lavoratori delle imprese edili artigiane.
Le imprese si obbligano ad osservare integralmente gli oneri di contribuzione e di accantonamento
inerenti alle Casse Edili ed agli Enti Scuola contemplati dagli accordi collettivi per l’industria edile.
Tali obblighi potranno, in via alternativa, essere soddisfatti dalle imprese artigiane mediante
contribuzioni ed accantonamenti a favore di Casse Edili ed Enti Scuola Artigiani, se ed in quanto
costituiti ed operanti a norma della contrattazione collettiva di categoria.
Le imprese si obbligano ad applicare i contratti e gli accordi di cui ai precedenti commi anche dopo
la scadenza e fino alla loro sostituzione e, se cooperative, anche nei rapporti coi soci.
All’applicazione ed al rispetto dei contratti ed accordi predetti debbono obbligarsi anche le imprese
eventualmente non aderenti alle associazioni di categoria stipulanti o che recedano da esse, ed
indipendentemente dalla struttura e dimensione delle imprese stesse e da ogni altra loro
qualificazione giuridica economica e sindacale.
L’impresa è responsabile, in rapporto alla Stazione appaltante, dell’osservanza delle norme
anzidette da parte degli eventuali subappaltatori nei confronti dei rispettivi loro dipendenti, anche
nei casi in cui il contratto collettivo non disciplini l’ipotesi del subappalto.
Il fatto che il subappalto non sia stato autorizzato, non esime l’impresa dalla responsabilità di cui al
comma precedente e ciò senza pregiudizio degli altri diritti della stazione appaltante.
In caso di inottemperanza agli obblighi testé precisati accertata dalla stazione appaltante o ad essa
segnalata dall’Ispettorato del lavoro, la Stazione appaltante medesima comunicherà all’impresa e, se
del caso, anche all’Ispettorato suddetto, l’inadempienza accertata e procederà ad una detrazione del
20% sui pagamenti in acconto, se i lavori sono in corso di esecuzione, ovvero alla sospensione del
pagamento del saldo, se i lavori sono ultimati, destinando le somme così accantonate a garanzia
dell’adempimento degli obblighi di cui sopra.
Il pagamento all’impresa delle somme accantonate non sarà effettuato sino a quando
dall’Ispettorato del Lavoro non sia stato accertato che gli obblighi predetti sono stati integralmente
adempiuti.
Per le detrazioni dei pagamenti di cui sopra, l’impresa non può opporre eccezioni alla Stazione
appaltante, né il titolo a risarcimento dei danni.
Infine, in caso di eventuale comunicazione comunque pervenuta, concernente mutamenti delle
modalità e dei tempi di espletamento della gara, codesta impresa è tenuta a rivolgersi presso
l’Ufficio Appalti di questa Amministrazione Via Botti – Lecce, per la conferma scritta di detta
comunicazione specificandone oggetto, contenuto ed estremi di riferimento (protocollo e data), con
l’avvertenza che in mancanza della conferma scritta, detta comunicazione dovrà considerarsi priva
di valore.
Lecce, lì 4 gennaio 2012
IL DIRIGENTE UFFICIO APPALTI
(Dott. Michele Sessa)